Un po' di storia (Parte Sesta)
E comunque attraverso le conquiste dell'Impero che la vite si espande maggiormente e passa nelle Gallie, risale il Rodano fino a Lione, supera la Borgogna e costeggia il Reno, dando la possibilità ai Teutoni di esercitarsi nell'arte appassionante della vinificazione. Ad un certo punto i vini provenienti dal settentrione dettero così fastidio ai produttori ed ai mercanti romani che fu promulgata la Lex Domitiana che proibiva drasticamente la coltivazione della vite nelle province. Fu allora che molti vini dell'Italia settentrionale, in particolare quelli veneti e della Rezia, trovarono facile sbocco a nord, cioè nelle terre colpite dal divieto di produzione. Quando circa 200 anni più tardi, ed esattamente nel 276 d. C., la legge restrittiva venne revocata dall'imperatore Probo (diventato proverbiale anche per la sua equità nel trattare i problemi del vino), la viticoltura riprese nelle valli del Danubio, della Morella e del Reno, così come in Borgogna e nella attuale zona dello Champagne. Quasi tutti i più famosi vini francesi hanno avuto fra i loro lontani "padrini" dei vignaiuoli romani al seguito delle legioni di Cesare.
Non dobbiamo dimenticare che, quando le genti romane erano già molto civilizzate, i Galli erano ancora un popolo di nomadi e non possedevano né la volontà, né il temperamento, né le cognizioni tecniche per dedicarsi alla coltivazione della vite.
In breve, già al III secolo d. C. la vite occupava Io spazio che detiene attualmente, forse anche di più, poiché si estese anche sulle coste meridionali dell'Inghilterra, verso la Cornovaglia e l'isola di Wight, dove ancora adesso esistono alcuni vigneti, sia pure con produzioni minime.
Dopo la caduta dell'Impero romano, la viticoltura non risentì troppo di questo evento così traumatico per tutte le manifestazioni della capacità e dell'ingegno umano e per le libere attività pacifiche. Ad assicurarne la continuazione pensò la Chiesa. Intatti, accanto alle abbazie ed ai principali conventi - basti pensare all'Abbazia di Cluny e a Clos Vougeot in Francia, alla Certosa di Pavia - sorgevano non solo centri di produzione del vino, ma vere e proprie scuole come quella fondata sotto l'egida di Carlo Magno a Rùdesheim sulla riva sinistra del Reno. Come asserisce giustamente Pier Giovanni Garoglio nella sua esauriente Enciclopedia vitivinicola mondiale, la necessità di disporre « per la celebrazione della messa di vino "schietto" oppure "pretto" (come dicevano i Toscani) contribuì largamente all'espansione della viticoltura. Lo dimostra, tra l'altro, anche il fatto che al seguito di missionari che conquistavano nuovi territori alla religione cristiana c'erano degli specialisti per l'impianto di nuovi vigneti che si moltiplicavano per poter avere il vino sul posto».
(Continua con "Un po' di storia" Origini del fiasco toscano)
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