Corso di Recupero per Astemi #129

Il vino 100 domande e 100 risposte #79

Il vino è dannoso alle arterie?

Ben lungi dal danneggiarle, il vino le tiene in perfetta forma... a meno che non si esageri! Infatti i polifenoli stabilizzano il collagene (che è un elemento del tessuto connettivo, principale costituente delle arterie), il che consente di migliorare il tono e l'elasticità delle arterie. I polifenoli facilitano pure l'azione della vitamina C, la quale svolge anche l'opera di allontanare il colesterolo dai vasi sanguigni; bloccano un enzima che produrrebbe troppa istamina, che permeabilizza eccessivamente le arterie consentendovi il deposito di colesterolo; infine rallentano direttamente la formazione di colesterolo.
Anche l'alcol concorre a mantenere pulite le arterie, tanto che in America è stato definito "spazzino delle arterie"; infatti l'alcol facilita la formazione di sostanze (HDL lipoproteine) che effettuano il trasporto del colesterolo dalle arterie al fegato (ove il colesterolo è reso innocuo).

Corso di Recupero per Astemi #128

Il vino 100 domande e 100 risposte #78

E' vero che il vino facilita la digestione?

Senza dubbio il vino facilita la digestione, sia per la presenza dell'alcol sia per gli acidi che contiene.
L'alcol aumenta la secrezione salivare di ptialina, che prepara il cibo all'attacco dei succhi gastrici; inoltre l'alcol aumenta la secrezione dei succhi gastrici (tanto di acido cloridrico quanto di gastrina e pepsina).
Gli acidi aumentano l'acidità del bolo alimentare di modo che gli enzimi si trovano nelle condizioni ideali per demolire il cibo; inoltre l'acidità stimola le contrazioni dell'apparato digerente e sollecita l'apertura del piloro; si nota anche un aumento della secrezione di bile (per cui viene facilitata la digestione dei grassi) e della secrezione pancreatica (che facilita la digestione degli zuccheri).

Corso di Recupero per Astemi #127

Il vino 100 domande e 100 risposte #77

Cambiare tipo di vino durante il pasto provoca disturbi?

A volte questo viene asserito e qualche bevitore lo testimonia. Tuttavia il fatto di bere due o più tipi di vino differenti durante un pasto non è di per sé dannoso, purché non si superi la dose tollerabile dal singolo individuo.
Come si spiegano allora le constatazioni? Può succedere che, cambiando tipo di vino, s'incappi in un vino contenente elevate dosi di anidride solforosa: questo gas in quantità elevate procura mal di testa (la sensazione di avere un cerchio alla testa) e di stomaco.

Corso di Recupero per Astemi #126

Il vino 100 domande e 100 risposte #76

Quanto vino si può bere al giorno?

Affinché il vino eserciti un'azione benefica sull'organismo umano deve essere assunto in dosi moderate. Non c'è unanimità di vedute circa la quantità di vino che si può ingerire giornalmente, tuttavia la maggior parte degli studiosi ritiene valida la dose di 1 g di alcol per kg di peso corporeo; ciò significa quasi un litro al giorno se il vino ha 10° alcolici o 3/4 di litro se si tratta di vino con 13° alcolici, per un uomo del peso di 70 kg. Alcuni autori sono più prudenti e consigliano il 70% delle dosi qui citate; specialmente per donne, anziani e ragazzi.
Si tratta in ogni caso di dati medi, poiché c'è differenza da individuo a individuo per vari motivi: — predisposizione genetica, perché alcune persone producono maggiori quantità di enzimi preposti alla distruzione dell'alcol; per esempio, gli italiani, i russi e gli israeliani sono ritenuti maggiormente predisposti a tollerare l'alcol rispetto agli indiani, agli statunitensi e agli svedesi;
— l'individuo più allenato a bere risulta più resistente all'alcol;
— bevendo lentamente, l'alcol è meglio tollerato; — bevendo a stomaco pieno, l'organismo umano sopporta meglio gli effetti dell'alcol;
— l'organismo sano tollera maggiormente l'alcol.

Corso di Recupero per Astemi #125

Il vino 100 domande e 100 risposte #75

Quali sono le caratteristiche che deve avere il vino genuino?

Frequentemente si equivoca su questo termine, precisiamo quindi che genuino è il vino che proviene sicuramente e solo dall'uva senza aggiunta di sostanze estranee (mele, fichi, ecc.). Quindi il termine in oggetto non è legato alla qualità del vino, ragion per cui un vino genuino può essere torbido, poco profumato o addirittura con difetti di odore e sapore, mentre un vino artefatto può risultare più gradevole alla vista, all'olfatto al gusto.
Secondo l'Istituto Superiore di Sanità i componenti del vino ritenuti più significativi al fine della valutazione della genuinità sono: 
— prolina: minimo 100 mg/l;
— fenoli totali: minimo 200 mg/l;
— potassio: minimo 300 mg/l;
— magnesio: minimo 80 mg/l; — azoto totale: minimo 100 mg/l; — nitrati: massimo 5 mg/l.
La legge prevede inoltre altri limiti che devono essere rispettati:
— zinco: massimo 5 mg/l;
— rame: massimo 1 mg/l;
— piombo: massimo 0,3 mg/l;
— bromo inorganico: massimo 1 mg/l;
— H3B03.• massimo 60 mg/l;
— sorbite: massimo 70 mg/l;
— estratto secco: non meno di 14 g/I per i vini bianchi (con qualche eccezione); non meno di 15 g/I per i rosati; non meno di 18 g/I per i vini rossi;
— ceneri: non meno di 1 g/I per i vini bianchi; non meno di 1,2 g/I per i rosati; non meno di 1,4 g/I per i rossi.

Corso di Recupero per Astemi #124

Il vino 100 domande e 100 risposte #74

Che cos'è il contrassegno I. V. A. o tappo fiscale?

E' uno speciale contrassegno da apporre su tutti i recipienti di capacità non superiore a 60 L, all'atto del riempimento. Detto contrassegno va impresso sul tappo (o altra chiusura) oppure è rappresentato da una fascetta di carta incollata sul tappo (o altra chiusura).
Sul contrassegno impresso sul tappo vanno indicati:
la dizione I. V.A o contro I. V.A.; categoria del prodotto: A (se < 21° alcol), B (se > 21° alcol), C (spumante metodo Champenois); — denominazione o marchio della ditta che ha fabbricato gli oggetti di chiusura;
— denominazione e sede o numero di codice della ditta imbottigliatrice.
Sul contrassegno (o sulla fascetta) occorre indicare: la dizione contrassegno I.V.A.;
— il numero progressivo, con eventuale prefisso alfabetico;
— classe di contrassegno: 1 fino a 0,5 1; 2 da 0,51 1 a 1 1; 3 da 1,001 1 a 2 1, ecc.; fino a 6, per i contenitori tra 20 e 60 1;
— elementi identificativi della tipografia autorizzata, completi degli estremi della relativa autorizzazione ministeriale;
— il riferimento al D.M. 4/5/1981 e successive modifiche.


Corso di Recupero per Astemi #123

Il vino 100 domande e 100 risposte #73

Quali diciture possono essere facoltativamente apposte sull'etichetta?

Numerose sono le menzioni che si possono apporre sull'etichetta principale o secondaria o direttamente sulla bottiglia. Le più importanti per il vino da tavola sono le seguenti:
— precisazione del colore del vino (rosso, rosato o bianco);
— marchio, che può anche consistere in un nome di fantasia;
— viticoltore, fattoria, azienda agricola, vigneti, ecc. riferiti all'imbottigliatore;
— nome o ragione sociale, comune o frazione delle varie persone fisiche che hanno partecipato al circuito commerciale;
— distinzione attribuita da un organismo ufficiale; — nome dello Stato in cui l'uva è stata raccolta e vinificata;
— raccomandazione rivolta al consumatore circa i piatti da abbinare al vino, il modo di servirlo, il modo di conservarlo, l'ammissione per fini religiosi;
— precisazione riguardante eventuali colori particolari (per esempio: ambrato) e tipi di vino particolare (per esempio: abboccato, dolce, ecc.).
Per il vino da tavola con indicazione geografica so- no ammesse anche altre menzioni: — una o due varietà di vite;
— annata della vendemmia;
— nome o ragione sociale e comune dell'azienda ove l'uva è raccolta e vinificata;
— informazioni relative alla storia del vino;
car
car
— indicazione relativa a un uso dietetico.
Per quanto riguarda il vino di qualità sono ammesse anche altre indicazioni:
— menzioni tradizionali complementari (per esempio: riserva, superiore, classico, ecc.);
— nome di un'unità geografica più piccola della regione determinata;
— numero di controllo di qualità attribuito al vino da un organismo ufficiale;
— numero del recipiente o della partita;
— precisazione circa l'elaborazione del vino;
— imbottigliamento nella zona di produzione, ecc.

Corso di Recupero per Astemi #122

Il vino 100 domande e 100 risposte #72

Quali diciture devono comparire sull'etichetta?

La regolamentazione comunitaria prevede che sull'etichetta o su un'etichetta secondaria o direttamente sulla bottiglia (la legge più recente, del 1984, parla infatti non più di etichetta, ma di campo visivo) debbano comparire le seguenti menzioni obbligatorie:
— vino da tavola, oppure, per il vino di qualità, il nome della regione determinata da cui proviene il vino, con scritto sotto denominazione di origine controllata o v.q.p.r.d. o vino di qualità prodotto in regione determinata;
— nome o ragione sociale dell'imbottigliatore;
— comune o frazione sede dell'imbottigliatore; — numero di codice dell'imbottigliatore: n... R.I. (Registro Imbottigliatore) o R.I. V. (Registro Imbottigliatore Viticoltore), cui segue la sigla della provincia; — volume nominale del vino;
— limitatamente ai vini di qualità e ai vini novelli è obbligatoria anche la dichiarazione dell'annata della vendemmia;
— in sede nazionale è anche obbligatoria la dichiarazione della gradazione alcolometrica effettiva e totale.
Se si tratta di vino da tavola con indicazione geografica, occorre specificare anche il nome dell'unità geografica (che non deve dar adito a confusione con un nome già in uso per un v.q.p.r.d. e che deve essere più piccola dello Stato).

Corso di Recupero per Astemi #121

Il vino 100 domande e 100 risposte #71

Che tipo di vino è l'Asti?

È un vino spumante, detto anche Asti spumante o Moscato d'Asti spumante, prodotto con uva Moscato bianca nelle province di Asti, Cuneo e Alessandria.
Oggi questo vino è prodotto con il sistema Charmat, mentre anni addietro era anche prodotto secondo il metodo Champenois o con il metodo Mensio, che consisteva nell'interrompere la fermentazione alcolica mediante ripetute filtrazioni a bassa temperatura.
Attualmente si procede all'ammostamento mediante pigiatura e sgrondatura oppure tramite una pressatura. Il mosto è poi stabilizzato mediante centrifugazione e conservato alla temperatura di —5 °C fino al momento della fermentazione. Questa viene attuata secondo le necessità di mercato in determinati periodi dell'anno (per esempio in prossimità delle feste natalizie e pasquali). La fermentazione avviene in autoclavi (della capacità di 1000-2000 hl) ed è interrotta quando si è formato il 6-8% di alcol; il vino è poi filtrato nella
seconda autoclave per la presa di spuma. Ne risulta un vino spumante con 7,5-9 gradi alcolici e un 8% circa di residuo zuccherino. A questo punto la fermentazione è definitivamente interrotta e il vino passa alla terza autoclave per l'imbottigliamento. Prima di essere POsto in vendita l'Asti subisce una sosta di 2-3 mesi.
Questo vino spumante, vanto italiano, dovrebbe essere consumato entro 6-8 mesi (al massimo) per POterne assaporare tutta la fragranza olfattiva, aromatica, gustativa.

Corso di Recupero per Astemi #120

Il vino 100 domande e 100 risposte #70

Che cosa significa metodo Charmat o Martinotti?

E' un sistema di spumantizzazione ideato da Federico Martinotti (1860-1924) e poi sfruttato industrialmente dal francese Charmat.
La differenza sostanziale rispetto al metodo precedente è data dal fatto che la rifermentazione del vino di base avviene in un'autoclave di grandi dimensioni. Una seconda autoclave (collegata alla prima) riceve il vino rifermentato (quindi vino nel quale è avvenuta la presa di spuma) al fine di eliminarne la feccia mediante una filtrazione o centrifugazione. Il vino spumante 67 passa poi a una terza autoclave che consente l'imbottigliamento.
Nel giro di 2+3 settimane è compiuto il ciclo dalla presa di spuma all'imbottigliamento. È stato anche ideato, piuttosto recentemente, un sistema detto Charmat lungo, che prevede una maggiore permanenza del vino spumante sulle proprie fecce.
Questo metodo di spumantizzazione è più adatto per le uve aromatiche, tipo Moscato e Malvasia.

Corso di Recupero per Astemi #119

Il vino 100 domande e 100 risposte #69

Che cosa vuol dire metodo Champenois o metodo classico?

Si tratta di un sistema di spumantizzazione con il quale si ottengono lo Champagne e quelli che sono con_ siderati i migliori spumanti secchi italiani.
In sostanza si tratta di una rifermentazione in bottiglia. Prima di tutto occorre produrre un vino bianco detto vino di base, per il cui ottenimento si ammosta l'uva mediante una pressatura particolarmente soffice in modo da far fuoruscire pochi polifenoli dalle bucce; la resa in mosto è del 50% (contro il 70% circa della generalità dei vini). Il mosto è subito sfecciato e solfitato, poi viene avviato alla fermentazione alcolica alla temperatura di 20 °C circa per 3 settimane.
In primavera il vino è filtrato, addizionato di sciroppo zuccherino (liqueur de tirage), lieviti, sali di azoto (alimento per i lieviti), un collante e poi imbottigliato con un tappo provvisorio e le bottiglie sono disposte orizzontalmente in cataste, in una cantina in cui la temperatura è di 10-12 °C ove il vino inizia la rifermentazione, che si protrae per 2-6 mesi e anche più. Questa rifermentazione in bottiglia è anche detta presa di spuma.
A fine fermentazione le cataste vengono sfatte e rifatte per rimettere in sospensione le fecce, dopo di che inizia la maturazione del vino, ormai spumante, sulle proprie fecce. Durante questo periodo, che dura da alcuni mesi ad alcuni anni, si vengono a formare nuovi composti che caratterizzano questo tipo di vino. La legge della CEE prevede un minimo di 9 mesi d'invecchiamento (dalla presa di spuma alla maturazione sulle fecce compresa), per lo Champagne 12 mesi, mentre l'Istituto dello Spumante italiano metodo classico prevede un invecchiamento minimo di 24 mesi (di cui almeno 18 sulle fecce) e, nel caso di dichiarazione dell'annata in etichetta, 36 mesi (di cui almeno 24 sulle fecce).
A questo punto occorre procedere all'eliminazione del deposito della bottiglia, che si ottiene con un lungo lavoro (1 +2 mesi), detto rémuage, col quale a poco a poco il deposito è inviato sulla punta della bottiglia, oppure mediante un'apparecchiatura appositamente congegnata. Poi il deposito viene espulso dalla bottiglia o tramite una rapida stappatura o facendo congelare il deposito a mezzo di una salamoia (a —20 °C). La parte di spumante che si perde facendo fuoruscire il deposito viene rimpiazzata; a questo punto si può aggiungere anche il liqueur d'expédition per dare una caratteristica particolare al prodotto (questo sciroppo di dosaggio è costituito da mosto o vino ed eventualmente distillato di vino).
Le uve ritenute più adatte alla produzione di spumante di questo tipo sono: Pinot nero, Pinot bianco, Pinot grigio, Pinot meunier, Chardonnay.

Corso di Recupero per Astemi #118

Il vino 100 domande e 100 risposte #68

Che cos'è il Vermouth?

Il Vermouth, o Vermut, è un vino speciale aromatizzato e liquoroso, prodotto per la prima volta dalla ditta Carpano di Torino.
Per la preparazione di questo vino da aperitivo si utilizza un vino bianco di gusto neutro, al quale vengono aggiunti zucchero, alcol, erbe e droghe varie. Il Vermouth secco contiene il 70% di vino base, mentre l'altro tipo ne contiene il 75%; lo zucchero è contenuto in quantità del 4% e 14% rispettivamente per i due tipi e l'alcol dal 18 al 21 % nel tipo secco e almeno nella misura del 15% nell'altro tipo.
L'aromatizzazione avviene per aggiunta di un'infusione o di un estratto di:
— erbe amare: centaurea, cardo santo, ecc.;
— erbe aromatiche: maggiorana, timo, ecc.;
— erbe amaro-aromatiche: assenzio (in tedesco Wermut), achillea, ecc.;
— droghe amare: china, rabarbaro, ecc.;
— droghe aromatiche: cannella, coriandolo, ecc.; — droghe amaro-aromatiche: arancio amaro, calamo aromatico, ecc.
La colorazione scura del Vermouth rosso è ottenuta per aggiunta di caramello.La produzione del Vermouth è regolata dal D.L. 11/1/1956 n° 3 e avviene sotto il controllo della Guardia di Finanza.

Corso di Recupero per Astemi #117

Il vino 100 domande e 100 risposte #67

Che cosa significa la sigla D.O.C.G.?

La sigla D. O. C. G. (o d.o.c.g.) significa denominazione di origine controllata garantita. È questa la massima qualificazione che può ottenere un vino italiano ed è attribuibile solo ai vini che già si fregiano della D.O.C., che possiedono elevate caratteristiche qualitative e hanno acquisito particolare fama. I primi vini che hanno ottenuto questo ambìto riconoscimento (nel 1980) sono: Vino Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino, Barolo, Barbaresco; a questi si è aggiunto il Chianti (nel 1984) e l'Amarone (nel 2010).
La data d'inizio della vendemmia per produrre i suddetti vini è fissata dai competenti organi regionali in accordo con le organizzazioni professionali, gli enti e gli istituti interessati. Prima dell'ammissione al consumo questi vini devono essere sottoposti alla prova di degustazione, effettuata da apposita Commissione di Assaggio presso la Camera di Commercio.
I contenitori per i vini D.O.C.G. devono avere la capacità massima di 5 1.

Corso di Recupero per Astemi #116

Il vino 100 domande e 100 risposte #66

Che cosa significano le sigle v.q.p.r.d. e D.O.C.?

La sigla v.q.p.r.d., adottata in tutta la CEE, significa vino di qualità prodotto in regione determinata e comprende i vini D.O.C. e D.O.C.G.
La sigla D. O. C. (o d.o.c.) significa denominazione di origine controllata; v.s.q.p.r.d. significa vino spumante di qualità prodotto in regione determinata.
Questi vini di qualità sono stati istituiti con la Legge 12/7/1963 n° 930, secondo cui "per denominazione di origine dei vini s'intendono i nomi geografici e le qualificazioni geografiche delle corrispondenti zone di produzione, accompagnati o non con i nomi di vitigni o altre indicazioni usate per designare i vitigni che ne sono originari e le cui caratteristiche dipendono essenzialmente dai vitigni e dalle condizioni naturali di ambiente".
Per ogni vino di qualità vi è un disciplinare di produzione che contiene notizie generali e il decreto di riconoscimento della denominazione di origine; questo in particolare definisce: 
— la delimitazione della zona di produzione; 
— la varietà (o le varietà) di uva dalla quale si ottiene il vino;
— le pratiche colturali che si devono e quelle che si possono attuare;
— il metodo di vinificazione;
— il grado alcolico naturale minimo dell'uva;
— il rendimento per ettaro;
— colore, odore e sapore del vino;
— acidità totale minima;
— grado alcolico complessivo minimo.
In Italia le D.O.C. sono più di 200 e riguardano 01tre 500 vini; si tenga infatti presente che con una stessa denominazione ci possono essere più vini (per esempio: con la denominazione Franciacorta vi sono il vino rosso e il Pinot; con la denominazione Parrina vi sono un vino rosso e un vino bianco; con la denominazione Trentino vi sono 11 vini, ecc.). Almeno una volta ogni 3 anni i vini D.O.C. devono essere controllati da una Commissione di degustazione.

Corso di Recupero per Astemi #115

Il vino 100 domande e 100 risposte #65

Che cosa vuol dire vino da tavola?

Il vino da tavola è, fra quelli prodotti, il meno pregiato, pur potendo avere elevate caratteristiche qualitative; circa il 90% del vino italiano appartiene a questa categoria.
Questo tipo di vino deve essere prodotto solo con varietà di uve previste dalla CEE e prescritte dall'Albo provinciale; per ogni provincia esiste infatti un elenco di vitigni considerati particolarmente adatti per quel determinato ambiente (vitigni raccomandati) e un elenco di vitigni ritenuti adatti (vitigni autorizzati).
Inoltre il vino da tavola deve essere prodotto nel territorio della CEE, avere almeno 9 gradi alcolici effettivi e non più di 15 complessivi (fino a 17 gradi se contiene almeno 5 g/I di zucchero), e un'acidità totale non inferiore a 4,5 g/l.

Corso di Recupero per Astemi #114

Il vino 100 domande e 100 risposte #64

Come sono classificati i vini secondo la legge?

I vini, secondo la legislazione nazionale e comunitaria, sono suddivisi in quattro categorie:
- vino da tavola (fino a qualche anno fa la dicitura era vino da pasto);
- vino da tavola con indicazione geografica o di vitigno;
- vino di qualità: a denominazione di origine controllata e a denominazione di origine controllata e garantita;
- vini speciali: mistelle, vini liquorosi, vini aromatizzati, vini spumanti,
I vini tipici sono, verosimilmente, di prossima adozione e saranno, con ogni probabilità, classificati come vini da tavola aventi un'indicazione geografica o un nome di uno o due vitigni.

Corso di Recupero per Astemi #113

Il vino 100 domande e 100 risposte #63

Come vanno disposte le bottiglie in cantina?

Appena il vino è imbottigliato, le bottiglie devono essere tenute in posizione verticale per permettere al tappo di sughero di espandersi tanto quanto gli consente la sua elasticità, Maggiore è l'espansione e nore è lo spazio fra tappo e vetro (collo della bottis glia), fino ad assicurare una chiusura praticamente metica. Se c'è un minimo spazio fra tappo e vetro il vino sarà soggetto alle ossidazioni e a un precoce in. vecchiamento a causa dell'entrata di aria e di microrganismi.
Dopo due settimane le bottiglie vanno disposte in posizione orizzontale, in modo che il vino tenga il tappo costantemente umido e quindi dilatato; altrimenti nel giro di poco tempo il tappo si disseccherebbe (tanto più rapidamente quanto più asciutta e calda è la cantina). Il tappo sano non comunica odore e sapore al vino, mentre se non è sano trasmette al contenuto il proprio odore (o odore di muffa) anche se la bottiglia è in posizione verticale e il sughero non è bagnato dal vino.
Succede a volte che il vino defluisca dalle bottiglie coricate (è la cosiddetta colosità) a causa di anomale composizioni del tappo; si tratta comunque di tappo difettoso.

Corso di Recupero per Astemi #112

Il vino 100 domande e 100 risposte #62

E' importante il tappo per la conservazione del vino?

Diciamo che il tappo è fondamentale per la corretta conservazione del vino. Lo scopo primo del tappo è quello di assicurare una chiusura pressoché ermetica della bottiglia, in modo da isolare il vino dall'aria.
Il tappo deve essere inerte, cioè non deve interagire con il vino, pena la formazione di composti dall'odore e dal sapore estranei. Il materiale più adatto per soddisfare le esigenze predette è senza dubbio il sughero, il cui uso come chiusura delle bottiglie di vino si fa risalire al monaco francese Dom Perignon (cui viene pure attribuita, generalmente, l'invenzione dello Champagne). Il sughero è ricavato dalla corteccia di una quercia (Quercus suber) dell'età di almento 8 anni. Se la quercia è più giovane fornisce tappi non sufficientemente elastici, con venature grosse e profonde, e con una costituzione chimica che conferirà odori e sapori estranei al vino.
Un buon tappo deve avere un diametro di 0,25 cm almeno, deve avere una lunghezza non inferiore a 4 cm e pesare più di 4 g. Prima dell'uso il tappo deve essere immesso in una soluzione di anidride solforosa per garantirne la sanità. Alla tappatura del vino spumante si prestano particolarmente i tappi costituiti da più pezzi, i quali si dimostrano più resistenti alla pressione esercitata dall'anidride carbonica.

Corso di Recupero per Astemi #111

Il vino 100 domande e 100 risposte #61

Perché non si deve imbottigliare il vino subito dopo il trasporto?

È a tutti noto che un vino proveniente da un trasporto all'assaggio risulta piatto, molle, senza nerbo. Il fatto è spiegabile con la fuoruscita di una parte del gas anidride carbonica (si tenga presente che anche il vino non effervescente contiene sempre una certa dose di questo gas). Il gas esce a causa dello sbattimento cui è soggetto il vino durante il trasporto.
Peraltro il difetto che si constata è provvisorio, in quanto se il vino è lasciato a sé, nel volgere di pochi giorni riprende l'anidride carbonica dall'atmosfera fino a ripristinarne la quantità originaria, che gli conferisce la freschezza e la vivacità di partenza.

Corso di Recupero per Astemi #110

Il vino 100 domande e 100 risposte #60

Quando si imbottiglia?

Regola fondamentale è quella di non imbottigliare durante le giornate fredde e ventose; bisogna, a questo riguardo, tenere presente che l'aria si scioglie maggiormente nel vino proprio a bassa temperatura... e l'aria è il nemico numero uno del vino!
Se un vino è di pronta beva, cioè esprime il meglio di se stesso quando è giovane, occorre imbottigliarlo entro l'anno, vale a dire nella primavera o nell'autunno successivi alla vendemmia. È più adatta la primavera se si vuole ottenere un vino con una certa effervescenza; infatti un pur minimo residuo zuccherino ancora presente nel vino sarà fermentato dai lieviti in bottiglia, ma l'anidride carbonica che si sviluppa dal processo fermentativo rimarrà imprigionata nel vino, essendo la chiusura piuttosto ermetica.
Per quanto riguarda invece i vini che hanno già subìto due o più anni di conservazione (o invecchiamento, come si suol dire) non ha importanza il periodo dell'imbottigliamento, mentre sono sempre da evitare le giornate fredde, piovose, ventose.
Si preferisce imbottigliare in fase di luna calante (specialmente in coincidenza della luna nuova di primavera) poiché tale circostanza coincide con la ripresa dell'attività dei microrganismi nel vino; imbottigliando in questo periodo i lieviti e i batteri restano frenati dal fatto che in bottiglia c'è pochissima aria e dall'assenza del deposito feccioso, che costituisce un alimento per i microrganismi. Inoltre in concomitanza della luna nuova si nota che aumenta il livello del vino in damigiana, per poi ridiscendere durante la fase di luna calante. Quindi, se si imbottigliasse in fase di luna nuova, il livello del vino in bottiglia scenderebbe per esempio dai 3 ai 4 cm di distanza dal tappo, lasciando conseguentemente troppo spazio tra vino e tappo.